Se è vero il detto che: -Siamo quello che mangiamo. Dopo queste abbuffate natalizie mi domando: cosa siamo diventanti?
-Ricchi? Per le enormi quantità di lenticchie che ogni anno la gente ingurgita credendo che portino incrementi economici?
Se così fosse ogni anno dovrebbe essere, economicamente parlando, migliore di quello precedente. Credo che questa storia dello zampone e lenticchie sia una superstizione inventata dai coltivatori e allevatori di maiali, non riesco a darmi altre spiegazioni al momento.
- Più buoni? Grazie e tutti i dolci che non sappiamo più nemmeno elencare, stufi a tal punto da inventarci il pandoro con il gelato?
Quello che costa cinquanta euro al pezzo? Che in tempi di crisi ovviamente va comprato, perché non si dica che poi noi siamo poveri.
Poveri ecco quello che siamo, nel senso più letterario della parola. Siamo poveri perché riusciamo a produrre avanzi generati dai pranzi delle feste tanto da poter mangiare le stesse cose per giorni a seguire, sino alla nausea. Capaci di non badare a spese per abbuffare i parenti, che se va bene vediamo una volta l’anno, ma incapaci di spendere trenta euro per vedere il concerto di un artista straniero che non va in tv, o per il biglietto di un’opera teatrale.
Signore che vanno in crisi perché non vogliono riproporre il menù dell’anno precedente, quindi seguono la maratona di tutti i programmi televisivi che hanno come scenografia una cucina e un sedicente cuoco affascinante pronto a rivisitare sempre i soliti ingredienti, disponendoli in un enorme piatto, decorandoli con un gesto quasi magico, con uno spruzzo di condimento che dovrebbe colmare il vuoto che genera una pietanza striminzita in uno spazio vasto come lo stomaco di un italiano medio?
Siamo poveri, o poveri illusi, che crediamo che dopo undici mesi mediocri, pensiamo di risollevare il nostro stile di vita indossando un maglione rosso e facendoci le foto vicino l’albero con le palline appese, magari sparando anche i petardi per sentirci più potenti.
Perché, a mio parere, le persone ricche, sono quelle che fanno ricchi anche gli altri.
Anche in modo pratico.
Quelli che al posto di stare a casa a vedere fiction alla tv, interpretate da attori che avrebbero bisogno di qualche lezione di recitazione in più, escono a prendere una birra in un locale che fa esibire musicisti.
Quelle che condividono le proprie ricchezze intellettuali e seduti su una panchina o in uno scalino di un portone sino a tarda sera.
Ricco è colui che ha diversificato le spese, e ha appeso alle pareti di casa delle tele di autore, comperate con i soldi che magari altri spendono andando al cinema a vedere i “cinepanettoni” di dubbia qualità o per acquistare telefoni cellulari dal prezzo esorbitante.
Credo che non serve a molto avere la tv al plasma per poi vedere i reality, i film d’azione con le esplosioni emozionano le prime volte, poi sinceramente non fanno più effetto.
Una volta le nazioni ricche erano quelle affidavano agli artisti, quelli veri, il compito di intrattenere personalità, di rendere belle, tutto l’anno, città dove la gente passeggiava ogni giorno, nutrendo gli occhi con “sano cibo visivo”.
Ora cosa e chi dice quanto siamo ricchi? Il paniere ISTAT o i nostri cestini dell’immondizia?
La comunicazione di massa degli ultimi anni ha tolto il posto a personaggi di spicco nella storia dell’essere umano.
Gli scultori sono fenomeni da galleria, e nemmeno in tutte le nazioni.
Alla parola danza ormai la nostra mente associa la figura di ragazzette che si muovono, nella migliore delle ipotesi, a tempo di musica, scansando così dal nostro immaginario o cancellandolo direttamente, il sacrificio che fa un vero danzatore per prepararsi.
Quindi come potremo risollevarci dall’appesantimento mentale e fisico di queste feste?
Tenendo forse conto veramente delle cose di valore e non al costo di altre?Ricordandoci che è bello mangiare insieme, ma non è necessario organizzare una sagra in casa nostra per il pranzo di Natale?
Potremo solo fare porzioni più piccole e gustarci durante l’anno: feste, concerti, mostre e spettacoli teatrali.