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Non leggerlo, tanto non lo capirai.

  • Writer: Turi Papale
    Turi Papale
  • Jul 15, 2014
  • 3 min read

Mancavano mattoni, ad un ponte di parole che avrei voluto arrivasse sino al cuore della donna che aveva preso possesso di ogni mio pensiero, delle mie azioni e di ogni elementare forma di ragionamento.

Sino ad allora ero solo un suonatore di strumento, uno come tanti, un numero nella folla anche per me stesso.

Perché non sapevo che la musica servisse alle persone, come le medicine, credevo fosse un bel vestito da indossare, magari per farsi belli quando non si ha nient’altro da mettere, che la veste di musicista.

Affannato ho rincorso un metronomo filando a velocità talmente elevata da perdere di vista il mondo sul quale stavo correndo con la testa abbassata.

Quasi a nascondermi, anche nel vuoto della mia stanza, nella solitudine dei momenti che mi regalavo, lezione dopo lezione, chitarra dopo chitarra, brano dopo brano.

Ho pagato con gli interessi per la bugia più grande che, inconsapevolmente, ho raccontato a me stesso.

Bravo. Era quello che volevo diventare.

Non mi interessava di niente e di nessuno. Nemmeno di me.

Ho trascurato tutto e tutti per crescere, ma nella maniera sbagliata.

Volevo essere ammirato, come i ragazzi più grandi che vedevo suonare da piccolo, quando mi toccava stare seduto a guardare loro esibirsi.

Ho cercato di rendermi alla loro altezza mettendo sotto i piedi libri e quaderni.

Mentre io cercavo di crescere, loro stupendomi, si facevano più piccoli.

Piccoli, così come un musicista deve essere, tanto piccolo da comprimere i propri desideri e il proprio ego.

Questo enorme elefante che si aggira dentro di noi, imponente e fragile, come un castello gonfiabile, che basta uno spillo per renderlo inutile.

Ci giochiamo e ci sentiamo i re di un palazzo che andrebbe giù pian piano, se non costantemente gonfiato, ricoprendoci con le sue macerie sino a soffocarci.

Così, quel dolore per quell’amore mai avuto, è stato quel crampo al petto che ha corretto il tiro.

Una contrazione involontaria ha cambiato direzione a quella freccia, schiantandosi nel vuoto, si è tramutata in uno stormo di schegge, che innocenti, ora, solleticano la coscienza della gente che ascolta le mie canzoni.

Adesso sulle spalle, porto indegno i gradi di chi insegna.

Consapevole di aver preso poco, poco posso dare.

A chi vorrebbe imparare a stare seduto a questa tavola l’unica cosa che posso dire con certezza è di mangiare a piccoli bocconi questa porzione amara, di imparare ad amare anche l’amaro.

Perché la vita, con a tracolla una chitarra, è fatta di piccole dosi di veleno, che se si impara ad avere dentro a lungo andare sarà parte di noi e ci renderà forti abbastanza da sopravvivere, con eleganza, a tutti gli sguardi di sufficienza.

Non voglio un passato nel mio futuro, il ricordo di un mezzo sorriso per me sarà già abbastanza.

I dischi d’oro e gli applausi li lascio a chi è stato capace strappare le nuvole dal loro posto e chiudere il cielo in una stanza.

E se poi il destino

con me sarà davvero grato,

possa donarmi uno sgabello,

ed il buio di un teatro vuoto.

Per raccontare

A me e alla mia chitarra

Di quella donna,

e di quanto l’ho amata.

Turi Papale 13/7/2014

Tema svolto per far comprendere ad una mia alunna che non per forza bisogna essere scolastici.

Non so se veramente ci sono riuscito, ho tanto da imparare, ma ho voluto pubblicarlo perchè possano i vostri commenti farmi riflettere.

Titolo

Cos’è per te la musica? Che ruolo ha nella tua vita? Che ruolo vuoi nel mondo della musica? Cosa pensi che manchi nella tua carriera di musicista? Quali persone vorresti toccare con la tua musica? Per cosa vorresti essere ricordato?

 
 
 

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Tutti i diritti sono riservati.  Turi Papale- 2015

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